Testi sperimentali che hanno senso solo per diversamente sottodotati. Storie che non si capisce mai come vanno a finire
18 novembre 2018
Citofonare ore fasti
ho letto un po' di post sulla felicità e mi sono messo a pensare.
mi sono concentrato su questo post di LaDama Bianca la quale, a sua volta, si è concentrata su questo post di Void (che al mercato mio padre comprò).
ora, dirà qualcuno, qui la notizia bomba è che mi sono messo a pensare. vero. basta che non lo diciate ai miei che, sennò, ci rimangono male. visto che ci siete non ditegli nemmeno che sono interista, che ci rimarrebbero malissimo.
tutto inizia iniziando (il nobel per la fisica, quest'anno, è mio!). la vita inizia così: con una donna che ha paura di partorire, la paura e il dolore lasciano spazio poi alla speranza, e queste danno luogo alla certezza, la certezza alla sicurezza, la sicurezza alla consapevolezza, la consapevolezza alla felicità. e la felicità alla perfezione, perché non importa più che tutto potesse essere diverso e persino migliore, va bene così, va tutto bene così com'è e non si sarebbe desiderato un finale migliore.
è la perfezione, che è imperfetta (anche se l'imperfetto di perfezione è perfezionavo e, considerando che perfezione non è un verbo, se ne deduce che questa è una ca__ta).
considerando anche che rispondiamo a modelli prestabiliti e replicabili (dicevamo, a proposito del nobel per la fisica?), queste condizioni si replicano per tutta la durata della nostra vita che, per inciso, finisce con la paura di morire, la sensazione di totale abbandono e rinuncia che si prova a pochi secondi dalla fine di tutto e la perfezione con cui tutto si conclude.
alzarsi la mattina, chiedersi quali meraviglie ci riserverà la giornata, mostrare gentilezza e comprensione con il prossimo (tutti tranne voi, stronzi! 😉), sperimentare sentimenti belli come la compassione, la gratitudine, la serenituDINE delle proprie scelte e decisioni, concedersi un momento per provare nostalgia. ché la nostalgia è un sentimento bellissimo: ci dà la speranza (e poi la certezza, la consapevolezza e infine la felicità) che il tempo passato non sia stato del tutto perso e che qualcosa sia rimasto dentro di noi, pronto per darci calore e fiducia.
la differenza? è che al momento in cui nasciamo e quello in cui moriamo non abbiamo altre scelte. in tutto ciò che capita tra questi due momenti sì. la felicità è uno stato mentale.
la felicità è una scelta: va vissuta come un momento di fasti (che poi importa poco se citofona qualche scassamaroni)
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il fatto che tu sia interista depone fortemente a tuo favore.
RispondiEliminala felicità non esiste, di base quindi non va cercata.
fratello di sventure calcistiche! :-)
Eliminala felicità non va cercata, vero. perché è dappertutto. punti di vista, certamente.
Però che bello che un post ne abbia generato un altro e poi un altro ancora. Che bello che le riflessioni nascano davvero in questi nostri blog. Alla faccia di chi dice che si commenta solo per avere indietro un altro commento.
RispondiEliminaLa felicità è una scelta, io sono d'accordo con te. Ma è una scelta solo quando va tutto bene. Quando ci sono i presupposti per essere felici.
Ci sono persone che questa fortuna non l'hanno avuta. E certo, mi dirai che potrebbero approcciarsi alla sfortuna in modo meno negativo...ma non è sempre possibile essere forti, sorridenti e fantastici. C'è gente che riesce a trarre il meglio anche dalle situazioni più complicate, e a loro va tutta la mia stima.
garbata, ma se è una scelta, perché non puoi sceglierla anche quando le cose non vanno bene? e se fosse un manto che avvolge tutto? se fosse separata dal resto? chi dice che le cose non possano coesistere? prendi un guaio, due pensieri neri, avvolgi tutto con un manto di felicità. servire fresco. areare il locale prima di soggiornarvi.
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaNon è semplice se i momenti neri diventano un periodo nero. Dopo un po' ti stanchi di "crearti" la felicità perché è vero che la felicità è uno stato mentale ma nasce da due situazioni, secondo me:
Elimina1) Una attiva ma non di lungo periodo, ossia quando nonostante il periodo negativo ci si fa forza da soli cercando di trovare cose positive alle quali aggrapparsi e sorridere (ma non è vera felicità, è un modo per incoraggiarsi ed essere più positivi e costruttivi)
2) La felicità vera e "passiva" ossia quella che deriva da una autentica gioia che ci riempie di luce e contentezza e che crea nel nostro stato d'animo quella sensazione stupenda che appunto chiamiamo "felicità" (è un panino col salamino la felicità…. no quella è un'altra roba :-))) )
Non so se la vedi come me, forse tu pensi di più che "volere sia potere" ma cmq, per me, la vera felicità non è quella che noi tentiamo di crearci ma quella che "subiamo" acquisendone tutti i benefici fisici e psicologici.
ERRATA CORRIGE: la felicità vera E' passiva non "e"
EliminaOps! Giuro che non ho proprio visto il tuo commento. So sorry. non sono d'accordo con te, ma non pretendo assolutamente di avere ragione. non credo che ci voglia un evento "felice" per generare felicità. sono convinto (la dico alla camilleri: "mi sono fatto persuaso") che sia l'esatto contrario, che la felicità generi eventi felici. questo non ci pone al riparo dalle sciagure, dai momenti poco propizi. ci fa solo capire che tutto è caduco e momentaneo. e se ciò che mi turba oggi sarà solo un ricordo come tanti domani, allora scelgo di pensare a domani.
Eliminatranquillo sono io che ho risposto qui invece di fare un commento nuovo in fondo solo perché mi sembrava quanto avevo da scrivere, attinente con lo scambio di commenti tra e te La Dama Bianca. Immaginavo non fossimo d'accordo, anche se in realtà siamo meno distanti di quanto pensi.
EliminaIl fatto che tu sia interista, invece, fa sì che tu abbia una visione alquanto distorta ed aleatoria della felicità.
RispondiEliminaQuindi ti compatisco.
Comunque sì, la notizia è che pensi. Non l'avrei mai detto..
nòn accètto critìche dà chì scrìve DO con l'accènto :-)
EliminaAhhh, ecco! Adesso ho capito perché ogni qual volta sceglievo la felicità lei scappava a gambe levate, mi mancava il gancio della consapevolezza per render chiare le cose. Propongo oltre al Nobel per la fisica la nuova categoria Nobel per la simpatia e se il passo successivo dovesse essere il processo di santificazione, sorvolando sui gusti calcistici potrei essere testimone dell'avvenuto miracolo.
RispondiEliminacosa fai nei prossimi 50 anni? :-) una donna che mi capisce! (quindi potresti essere uomo e interista)
Eliminascherzi a parte. la consapevolezza è un esercizio importante e costante. migliaia di anni prima che nascessero le religioni monoteiste, tutti i movimenti culturali (confinanti con quelli religiosi) mettevano l'uomo e le sue esperienze al centro. poi decine di secoli di esternalizzazione dei moti di causa-effetto e, infine, l'innovazione dell'illuminismo. una cosa nuova nuova che aveva 6mila anni
In primo luogo credo che sia impossibile etichettare la felicità, la quale è molto soggettiva. Io sono felice con niente, tu hai tutto ed ancora piangi perché vuoi di più (però non è che io sono io e tu sei tu, capito?).
RispondiEliminaCredo che sia molto a momenti anche. Pensa a quando eri bambino, che ti bastava un pezzo di cartone per costruirti un fortino e sentirti il più felicissimo del mondo ed ora invece con lo stesso cartone che ci faresti? (a meno che non sia un cartone di pizza).
Io per ora sono sempre stata fortunata e si, ho potuto scegliere tutti i modi che mi servivano per essere felice, ma credo che qualcun altro non abbia potuto. Anche se in questo caso si, si potrebbe aprire una parentesi (.
(ahahah l'hai capita?)
Chi lo dice che, in effetti, anche chi vive dei periodi neri, sfortunati, non vada lo stesso a letto con un pizzico di felicità nascosta perché ha ricevuto anche solo un gesto piccolissimo? Chesssò, un padre in difficoltà economica che non ce la fa ad arrivare a fine mese e però il bimbo proprio oggi gli ha detto per la prima volta "papà".
Comunque è un discorso troppo complesso, ho perso anche io il filo del ragionamento.
Ad ogni modo, la malinconia anche per me è un sentimento molto bello pur se non avevo mai considerato l'aspetto poetico che ci hai offerto tu.
Infine, no, la morte perfetta conclusione no :( Se penso a come sia bastato un secondo, un solo secondo, un sospiro, per spegnere tutto... :'(
Però concludiamo il commento in modo più divertente: ciao ahah.
se tu hai potuto, io ho potuto e qualcun altro certamente ha potuto, allora si può.
Eliminate sei una donna in gamba. lo dico per inciso: ncs.
Ooooh, fenk (come si scrive in stranierese thank?!) iuuu :)
RispondiEliminasi scrive come lo dici tu. con tutte le acca aspirate
RispondiEliminaHo già risposto sul blog della Dama Bianca. Nella nostra lunga o breve vita sperimentiamo momenti de gioie e altri di dolori. La felicità, secondo me, va oltre a tutto ciò, va oltre all'effimero, al variabile, la felicità è uno stato d'animo che nasce dall'avere piena consapevolezza di sé, anche dei propri lati oscuri e negativi, dall'accettazione di sé e quindi da una solida identità che fa scaturire un'autentica pace interiore, che si alimenta sempre di più da una gioia spirituale.
RispondiEliminaInsomma, in parole povere la felicità, intesa come ho detto e secondo il mio misero pensiero e la mia esperienza, la raggiunge chi non sa accontentarsi delle seppur tante e varie contentezze umane, altrimenti si rimane sul piano delle soddisfazioni, che, per i più o per molti, può anche andar bene così, mancherebbe altro. Buona giornata.
sinforosa
illuminante. e sottoscrivo parola per parola.
EliminaLa felicità è una scelta, credo sia vero. Ma credo anche che ci siano due tipi di predisposizioni mentali (e da qui inondiamo il blog di luoghi comuni): chi vede il bicchiere mezzo pieno e chi mezzo vuoto. Un esempio palese erano i miei nonni materni, uno l'opposto dell'altra. Io ad esempio sono cresciuta in casa con una nonna dal bicchiere mezzo vuoto e mi ha dato così tanto il suo imprinting che se non sto attenta finisco per vederlo vuoto del tutto nonostante io cerchi di scegliere un'altra visione della vita, mi devo sforzare ogni singolo momento per cambiare quella che per me sarebbe la visione naturale.
RispondiEliminabuongiorno, e grazie di avere lasciato una traccia qui da queste parti. non sei tua nonna. come vedesse lei il bicchiere è affar suo. l'imprinting lorenz lo ha teorizzato osservando le papere. e tu non sei una papera (a meno che tua nonna non fosse nonna papera) :-)
Eliminasono assolutamente in linea con ciò che dici ma, se mi permetti un inutile e piccolo apporto personale, forse non vale la pena neppure vederlo, il bicchiere, almeno fino a quando non saprai esattamente cosa c'è dentro.
non ti conosco, ma percepisco chiaramente che hai tutte le qualità necessarie per scrollarti tua nonna di dosso. immagino tu sia molto giovane, arriverà con naturalezza e con il tempo
La felicità non è il mio traguardo. Io voglio diventare una donna migliore.
RispondiEliminabuongiorno sara, hai scritto una cosa meravigliosa (e ti ringrazio). c'è però la possibilità che tu voglia diventare una donna migliore per sentire quel senso di appagamento e soddisfazione che apre le porte alle felicità? (è una domanda retorica, ça va sans dire). je t'embrasse
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